Il “Prototipo: Da una Lapide” è un esperimento svolto per affrontare sul campo eventuali problematiche di collaborazione con i diversi artisti e per verificare effettivamente la qualità del prodotto finito. Il volume che ne abbiamo tratto risulta artisticamente molto interessante in quanto è stato lasciata totale carta bianca agli artisti partecipanti.
Dati tecnici: Formato 17×24 cm, 68 pagine tutte a colori. Prezzo di copertina €12, ordinabile presso una qualsiasi libreria o tramite internet con sconto fino al 15%.
ISBN: 9788891154170
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Ringraziamo in ordine di apparizione gli artisti che hanno aderito al Prototipo:
Alonso Rojas Ferrer
Silvia Longinotti
Debora Ferretti
Dario Negro (CRStudio)
Federica Cavalli
Federica Giulietti
Daria Fanara
Duane Ceccarelli
Estratto del Prototipo – YOUCANPRINT
Sottoponendolo all’attenzione di diverse case editrici, abbiamo ricevuto parecchie critiche dal punto di vista strutturale, infatti, molti artisti non avevano diviso in riquadri la loro parte di graphic novel, facendo pagine a figura intera o blocchi di testo molto lunghi. Nel volume 1, quindi abbiamo creato delle linee guida per creare un prodotto più conforme agli standard suggeriti.
Booktrailer
Anteprime:
Stesura PARZIALE del racconto per i volumi Prototipo/Le Origini
Da una Lapide (estratto dal romanzo Recc)
Questa storia inizia da una lapide su cui crebbe un amore. Ma lasciate stare il solito gioco del circolo di vita e morte che si perpetua in eterno. Non è di quello che voglio narrarvi.
1) La prima volta che la vidi i suoi capelli erano castani, lunghi fin dietro le spalle. La bimba sorrideva seduta con la schiena contro una sfera poggiata al terreno; una sfera imperfetta sgorgata dal suolo, con le sue miriadi di sfaccettature, con i suoi bozzi, con la sua miseria di forma scorretta. […]
Gentío Lodel
2) Ero distesa, riversa nel mio dolore quando li vidi. La pancia mi esplodeva in una sofferenza atroce e stupenda. Ero sola, e loro troppo lontani per poter udire la mia voce strozzata dai gemiti. Ricordo la vista sfocata, alterata dalle lacrime. Ricordo il mio sforzo, la profonda tristezza e l’immensa gioia di quel giorno così straordinario. […]
Priscilla Sunder
3) Nel vedere un raggio di sole così intensamente splendente irradiare di luce la lapide del grande Henry Lodel, rimasi colpito. Quella lapide pareva filtrare i raggi, sgusciarli dalla loro pellicola invisibile dandogli consistenza. Chiunque avesse realizzato quell’oggetto, chiunque fosse riuscito a dare al terreno una simile facoltà, doveva essere un genio. […]
Pasaje Mordinez
4) La donna rimase addormentata a lungo nel letto dell’ospedale. Fortunatamente il mio seno era abbondante e colmo di latte, cosicché riuscii a sfamare i due piccini.
Mio figlio e la bimba della donna passarono i primi giorni di vita cullati dalle mie cure, si addormentavano al suono della mia voce ciondolandomi tra le braccia. […]
Aleandra Sella
5) Quando comparve per la prima volta nessuno volle credere che quell’uomo era realmente chi diceva di essere. Non c’era alcun segno, nessuna traccia di grandezza in lui. Si raccontava di Henry Lodel come di un individuo carismatico, in grado di infervorare con un suo discorso intere folle. Quell’uomo, al contrario, arrivò nel silenzio. […]
Loreno Sanchéz
6) Come posso non rattristarmi nel vedere la mia donna deperire? Per quanto possa impegnarmi, provare a spiegarle, non riesce a comprendere, non riesce a credere che sono cresciuto sin da piccolo con una certezza in corpo. Il mio corpo, già! Questo mio organismo che non invecchia. Questo fisico ancora giovane nonostante i secoli trascorsi. […]
Gentío Lodel
7) Il caso segue un percorso controverso. Perché altrimenti doveva finire in questo stesso luogo la vita del mio uomo? Perché dovrei piangerlo a pochi passi dalla tomba del padre? A pochi passi dal luogo della mia nascita? […]
Marisa Sunder
8) Questa malattia mi ha tolto tanto, è vero. Il dolore che mi attraversa il corpo quando il sole è alto in cielo è terribile. Difficile convincersi, ancora di più accettarlo senza odiare un qualche dio colpevole.
Difficile curare la rabbia montante, le urla, gli strepiti. […]
Gema Suave
La vita è un cerchio? È davvero così semplice? Si può spiegare tutto l’Essere con l’idea di un solo immenso circolo vorticante su se stesso?
Mi sembra che l’insieme di tutte queste testimonianze raccolte possa chiarire l’intreccio strano con cui convergono i destini delle persone. È possibile che un luogo diventi il fulcro di una vicenda così complessa? Non trovate irrazionale che dopo secoli di pace l’Alchimia sia diventata un’arma nelle nostre mani?
In fondo, è stata la nostra famiglia che ha riesumato una materia destinata all’oblio, diffondendola e fondando su di essa una filosofia di vita.
Io, mio padre Gentío, suo fratello Peón e mio nonno Henry. Mi domando se sia davvero giusto allargare la spaccatura aperta da Cedrik; questa distinzione tra loro che continuano a darsi nomi di radice anglosassone e noi che parliamo castigliano.
Posso lanciare artefatti di molteplice consistenza e dimensione con facilità e difendermi con muri indistruttibili sorti in un solo attimo dal terreno, ma non so come potrò difendermi se davvero loro stessero tornando all’antica scienza atomica rimasta sepolta per millenni. E anche se ne fossi in grado, troverebbero altri metodi, escogiterebbero nuove armi.
Dunque, non voglio credere nella circolarità del destino, perché questo significherebbe che il percorso intrapreso da quelle persone è immutabile, che l’intera umanità verrebbe ad autodistruggersi e altri esseri cresceranno dalle nostre ceneri. Sarebbe il perpetuarsi di un circolo di distruzione-creazione immotivato, il cui solo scopo è l’evoluzione.
Una storia non ha fine, si collega ad altre vecchie vicende fungendo da base per le nuove. Dire che questi avvenimenti partono da una lapide non è proprio coretto. Si dovrebbe citare prima la vita dell’uomo ivi sepolto. Si dovrebbe parlare di chi fu Cedrik e di come mio nonno divenne il suo primo discepolo. Del perché si spaccò la Prima Alleanza. Da cosa scappava Priscilla Sunder e cosa trovò nel paese natio di mia zia Marisa. Di come si evolsero gli eventi, le vite delle persone citate.
In ogni storia c’è dentro l’intero universo.
Non so cosa attende me, la mia famiglia, la mia nazione, né quale sarà la sorte dell’umanità. Dati i presupposti non ho certezze per il futuro.
Ma questo mi consente di sperare, partendo dal confine ultimo della mie elucubrazioni logiche.