PROLOGO – Scoprendo Feni


.

Eccolo lì che naviga in mezzo alla gente, volgendosi in qualche direzione che ancora non conosce, nonostante non sia più un giovinetto.
È il suo modo di viaggiare, di ributtarsi tra le strade. Ogni volta esce di casa come uno che si è sperso nel bosco, che non si ritrova.
Si volta, vede l’insegna, il nome del locale inizia a coincidere con quello in cui dovevamo incontrarci, la sfocata memoria comincia a far convergere il ricordo, lettera dopo lettera.
Entrando guarda attorno e mi scorge seduto al tavolo, poggiato alla vetrata che dà sull’esterno.

–Ciao Tonio, come va? Scusa il ritardo!–
–La solita routine del “grande” scrittore– rispondo –presentazioni, party, interviste… Ma da dove vieni, non abitavi in centro?–
–Mi sono trasferito, ora vivo dalle parti della Garbatella.–
–Hai di nuovo cambiato lavoro?–
–Be’ sì, questa volta son durato quasi un anno.–
–Motivo?–
–Incongruenze di pensiero, la “Eich Ar”, cioè la responsabile delle risorse umane, non mi andava giù. Trattava tutti come fosse una piccola principessina in calore.–
Alzo un sopracciglio, –in calore?–
–Sì, insomma, da perfetta testa di …–
–E cosa ha fatto?–
–Cercava di sbattere un ragazzo a lavorare anche durante le feste di Natale! Nonostante lui avesse già acquistato il biglietto per tornare a casa.
È uno studente– sottolinea, poi.
–E i tuoi manoscritti?– domando.
–Ancora non hanno trovato una giusta collocazione, e così restano a casa a prendere polvere.–
–Te lo ripeto, non dovresti affannarti tanto, basta che cambi.–
–Cambiare genere? Ma se li ho provati tutti!–
–Devi cambiare stile– gli ripeto per la centesima volta –Lascia perdere tutte queste cose introverse che la gente disconosce. Un lettore non ammetterà mai di essere, anche solo in parte, così come tu ritrai le persone. Lo sai, non si sentono coinvolti in certi argomenti.–
–E dovrei scrivere quella sorta di diari che adesso vendono da morire, robe tipo la collana Nail? Stupido sesso e superficialità d’amore, è questo che uno scrittore vuole trasmettere? –
–Senti, lo sai benissimo che anche io …–
–Guarda, ti dico che io l’ho anche letto uno di quei libri: la storia di un tipo colto e ricco che tromba ogni giorno con donne diverse, tutte belle, tutte prive di sentimento. Intelligentissime ma fredde. Splendide e maledette. Proprio come l’autore che per sbandierare la sua cultura si permette di citare Omero a ripetizione.–
–Ma se tu l’Odissea non l’hai mai letta!– non posso evitare di ridergli in faccia, ribattendo.
–E cosa cavolo c’entra? Non è uno dei capolavori del passato? Senti Tonio…–
A questo punto entra Mirella Staffi nel locale. La riconosco perché l’ho vista una volta al Festival della Letteratura… Si siede, ordina un tè alla pesca. Passano i minuti, il tè arriva, e lei, dopo averlo versato nella tazza, ci soffia sopra. Posa i guanti violacei scoprendo delle mani arrossate e si sfila la sciarpa mostrando un collo troppo lungo che le è valso l’appellativo di “La Fenicottera”, abbreviato poi in Feni. Nomignolo che pare accettare senza troppe recriminazioni.
Ha dei grandi occhi, occhi come buchi profondi, occhi che sembrano non avere fine. A parte questo, è una comune ragazza di ventott’anni.
Giano è lì che l’osserva, seguendo punto per punto ogni suo movimento. Chissà se la conosce?
–Ho letto un suo libro– afferma senza spostare lo sguardo dalla donna.
–C’era una foto nella quarta di copertina… Ha venduto talmente tanto da essere stata ristampata nei Misti Mottaroli sei mesi dopo la prima uscita… Quella ragazza ha del talento e scrive con una profondità quasi trascendente. È lineare, non mi assomiglia di certo, e tutto il suo romanzo trasuda sensualità, bellezza e solitudine.
Merita il successo avuto– conclude Giano.
–Ora scusami, devo fare due chiacchiere con lei– aggiunge di seguito.

.

È da un po’ che mi guarda, ha vivisezionato il mio comportamento.
Come tendevo ad inclinare il collo quando ringraziavo la cameriera, il mio sorriso incerto, il fatto che sono entrata con la testa chinata… Mi fa sentire un animale da laboratorio, mi dà fastidio, eppure m’incuriosisce. Mi costringe a domandarmi chi sia e cosa voglia.
–La signorina Staffi?–
–Sì– rispondo senza aggiungere una parola.
–Sono rimasto molto colpito dalla prominenza del vostro libro!–
–Scusi? Prominenza?–
–La sua capacità di appoggiare ai bordi del baratro il lettore, tirandolo su a strattoni.–
–…–
–Lei dimostra una profonda arguzia intellettuale…–
–Grazie.–
–… e spirituale.–
Ecco, ora devo starlo a sentire, questa proprio non me l’aspettavo.
Attendo che prosegua, seppure sembra che lui abbia detto tutto. Ma tutto cosa?
–Mi permette di sedere?–
–Prego.–
–Grazie.–
Mi domando il perché di questo silenzio, di questo assurdo. Davvero crede che quel che mi ha detto basti? Che si possa concludere una frase a quel modo?
–Mi scusi, potrebbe approfondire la questione?– domando.
–Forse non mi sono spiegato chiaramente, tendo ad essere un po’ confusionario.
Le volevo fare presente che il suo romanzo racconta la storia di una ragazza solitaria, dispersa nell’altalenante, nell’assordante. Pare quasi che sia alla ricerca di solitudine, di una “pace” che non trova.–
–Ma la storia narra la vicenda di una ragazza in bilico tra il quotidiano e la droga! E lei sceglie la vita, sceglie di stare in mezzo alla gente.–
–La storia di cui parlo non è quella di Ilaria, bensì la vita di Raffaella. La ragazza da cui si diramano tutti i dubbi della protagonista.–
Esito un momento.
–Davvero è così palese? Pensavo fosse ben coperta dalla protagonista!–
–Ho divorato il suo libro, ma alla fine della prima lettura ho capito che qualcosa non quadrava. Rileggendolo mi sono chiesto se Raffaella fosse davvero solo una “scusa” che desse origine alle problematiche della protagonista, o se invece non fosse il contrario, magari era Raffaella ad incarnare i dubbi dell’autore.–
Stuzzicata, gli domando.
–Mi chiedo se lei pensi che la solitudine sia un male.–
–Sinceramente, nel mio essere solitario, trovo molte risposte.–
–Lo supponevo.–
–Ma… sto cercando di cambiare, di trovare uno spazio anche per gli altri– ribatte per smorzare i toni.
–E credi sia possibile?–
Poi Sonia entra a levarmi da quel supplizio… ma è davvero così sporco il discorso che stavamo facendo?
–Ciao Mirella, è un tuo amico… o il solito ammiratore perdutamente innamorato della grande scrittrice?–
–Siamo colleghi– lo sento rispondere –anche se io non godo dello stesso fervore di pubblico.
Bene, ora ti saluto, ti lascio qui il mio numero, se vuoi puoi chiamarmi. È stato un piacere, Mirella, io sono Giano Rampini.–
E così dicendo se ne va fuori, attendendo che il suo amico paghi il conto ed esca.

.

–Cosa ne dici di questo paesaggio metropolitano? In fondo è una delle più belle città del mondo– afferma rivolto a Palazzo Venezia.
–Facciamo due passi verso il Colosseo?– mi propone poi.
Io resto zitto. Tanto lo so che prima o poi paleserà quel che si sono detti…
Passeggiamo lungo i Fori Imperiali, e non posso fare a meno di pensare a quanto sia pazzoide questa città. Piove, e sotto la pioggia gli automobilisti sembrano accorgersi improvvisamente che è tardi. Cominciano a strombazzare, a gridare; le auto imbottigliate, gli autobus che non passano, i tram che sfiorano le vetture parcheggiate. Sotto l’acqua, gli unici che girano tranquilli sono i pedoni che attraversano la strade infilandosi tra le macchine ferme.
Giano ha la testa reclinata verso il basso. Riflette. Immagino che stia osservando la magnificenza di questi ruderi negli scavi, consapevole della sua ignoranza nei confronti della storia, della letteratura, delle relazioni personali che proprio non sembra capire. E di come ci siano degli esserini che gli svolazzano attorno, di come quelle sorta di spettri siano suoi simili… Deve farsi continuamente paranoie del genere, nonostante non sia più un ragazzino.
–Sai, stavo pensando a tutti gli amici che ho incontrato qui– mi fa.
–Mi riferisco a quel pazzo di Davide che si ostina a reclamare la sua libertà di poeta, e che, come me, non riesce a pubblicare con un editore medio–grande. Penso a Leandro, quello che scrive per passione, e che vuole sfondare come traduttore di poesie russe. E poi, c’è Stefano di Trento che sta cercando di legare il suo dottorato in Filosofia con la sua preferenza per la poesia.
E di quanti altri dovrei parlare? Di Fiorella e Silvio che ancora lottano per resuscitare l’ennesima rivista giovanile letteraria contro l’amministrazione cittadina di Alessandria? Di Francesco, quello strampalato correttore di bozze che, dopo aver passato la vita a livellare gli errori altrui, ha deciso di scrivere un libro che mettesse a nudo tutta la sua rabbia verso persone che possono permettersi di leggere per diletto?
Quanti ne conosco? Quanti ne conosciamo, Tonio? Ti ricordi di Cristina… la mia prima relatrice, quella che… be’, pare abbia trovato un posto serio.–
–Ne conosci abbastanza, per poter dire che non sei solo.–
–Non ti omettere, non te lo meriti.–
–Ma io mi sono venduto, ho scritto il mio primo romanzo seguendo i canoni di marketing… Tu non l’hai mai accettato un discorso simile.–
–Ma io sono un Rampini, ricordati. Sono troppo orgoglioso, sono un vero idiota.–
–Un idiota che prosegue stupidamente verso la strada tracciata. Proprio così, non c’è alcun dubbio.– Gli sorrido.
Pare che il mio sorriso funzioni, perché mi risponde che le sue recriminazioni, in fondo, non hanno senso. Tanto, non è che scoraggiarsi lo faccia cambiare.
Ma questo è Giano Rampini, c’è poco da fare.

.

.

Vecchi commenti (2)  ->

5 pensieri su “PROLOGO – Scoprendo Feni

  1. Molto interessante e scorrevole, scritto così bene che non ho potuto non andare avanti a leggere, nonostante non sia il mio genere. Complimenti,davvero bello!

    "Mi piace"

    1. Grazie irenesar,
      essere apprezzato anche da chi non si interessa di narrativa è davvero piacevole,
      A giudicare dal tuo blog credo tu sia più indirizzata alla poesia, io non scrivo poesia, però di tanto in tanto butto giù degli Scritti in Verticale carenti di forma poetica., ma ricchi di sostanza. Una sorta di narrazione in verticale.
      Parlando di Giano
      Questo è il primo racconto che ho scritto su di lui, risale a un tempo ormai dimenticato, gli altri due brani che ho pubblicato sono molto più recenti, spcialmente Abbracci terminali che è uno degli ultimi scritti. Per cui c’è una notevole differenza anche in termini stilistici.
      Ho molti altri frammenti di Giano che col tempo pubblicherò con l’intento di comporre il suo intero non-romanzo..

      "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.